Il colore della geometria

Il colore divenuto geometria, ma anche filamento labirintico, bozzolo, inestricata ragnatela. Gli “amori” pittorici di Bruno Chiminello si riassumono in alcuni nomi: Mondrian, Kandinsky, Vasarely e poi Pollock. Da Mondrian ha acquisito il plasticismo cromatico scandito con nitore sospeso e incantato, da Kandinsky l’interazione fra rigore strutturale e fervore fantastico, da Vasarely il dinamismo ottico delle articolazioni geometriche.Quelle cromie pulite, smaltate, eppur accese, scintillanti, rivelano la ricerca di equilibri dinamici trasformati in gioco, in “messa in scena” festosa e fastosa. Non per disimpegno; per una sorta di candore invece, di innocenza, di disposizione lirica. Del resto, pur nell’estrema precisione progettuale, non intende caricare l’opera di contenuti teorici. Tutto si risolve, in lui, nel disinteresse fervore immaginativo della pura visualità, dove le ottagonali scansioni delle linee, del quadrati, dei rettangoli, il tendersi elastico dei cerchi, assumono la stessa importanza del mutilare caleidoscopio delle tinte. Le forme geometriche diventano così, personaggi di un racconto, proprio come nelle opere figurative. Solo che la loro realtà non è quella del mondo fenomenico, ma di un mondo tutto mentale. E non è detto che questo mondo mentale, svincolato dalla realtà, escluda la possibilità di un canto poetico. E Pollock, ci si chiederà cosa c’entra in questo discorso? C’entra là dove Chiminello guarda all’artista americano per comporre le sue matasse grafiche. Le sue “storie” dense di grovigli serpentini non sono altro che l’immagine speculare dei suoi verticismi geometrici. Solo che alla rete, ai cerchi, il pittore sostituisce un andamento grafico istintivo. Ma, a sua volta, questo andamento grafico irregolare e non programmabile si compone in ritmi impaginati secondo criteri di corrispondenze armoniche. Per cui non c’è lacerazione fra i due momenti, quello geometrico e quello gestuale, giacché entrambi partecipano da un lato del verticismo cinetico e dall’altro dell’immota perfezione del rapporto numerico. Una pittura così nitida, lucida, pensata, presuppone l’acquisizione di quella solida formazione artigiana di base, che nel tempo era d’obbligo per ogni artista serio. In Chiminello questa perizia, questa meticolosità diventano estro, fervore e fantasia.

Chiaro linguaggio d'insieme

Valido nel suo dialogo creativo, moderno, contemporaneo, si permette di distinguere la personalità nitida di un pittore e grafico che possiede preparazione e chiaro linguaggio d’insieme. Il colore viene usato non come cromia di piano, ma bensì come estroso inserimento materico riuscendo a proporci sereni movimenti con distensivi toni. Sicuramente ci troviamo di fronte ad un artista dalle più disparate forme di espressione. La prima sorpresa offerta dai quadri di Chiminello è che essi sono autentiche operazioni smalto-cromatiche. La superficie traslucida si presta a fare supporto a una ricerca che, con metodo e costante impegno, porta avanti da tempo all’insegna dell’immaginazione. Un solido impianto disegnativo porta nelle sue opere all’equilibrio di composizione dove il segno e il colore si esplicano con intenti prettamente dinamici. E’ il dinamismo perfetto e complesso del microcosmo, da cui vengono attinti elementi simbolici facilmente riconoscibili che sembrano ispirare tutte le sue motivazioni creative. Le stesure pulite del colore e dell’essenzialità schematica delle immagini conducono a evocazioni di energie prime incontaminate. Trasferisce la forma dell’oggetto in una dimensione geometrica o, come lui la definisce, elettronica. Le linee, le curve, i cerchi, le modulazioni dominano ogni rappresentazione, con le forze imponenti della sua voce, che si affida alla scienza rigorosamente pratica. Nella magia viva della scienza, nella lotta tra la materia e l’antimateria e nei geroglifici fisici, l’arte diventa allora un perfetto rapporto dinamico fra corpi in formazione, una funzionalità magico-fascinatoria. Si distingue non solo per le sue capacità d’invenzione, ma soprattutto per la poeticità che emanano le sue composizioni. La grande abilità esecutiva è generata da stimoli tratti dalla realtà. Le sue immagini sono frutto di una ricerca il cui piacere visuale si innesta al ricordo cromatico di immagine del particolare di un oggetto, della suggestione di un momento luminoso. La dimensione dell’immagine che l’artista Chiminello ci offre è meditativa e nello stesso tempo operativa, in quanto sono commesse in lui azione e controllo, ricerca e riflessione, idealità e chiarezza di stile. Ed è proprio in questa particolare dimensione che egli cerca di appellarsi alla ragione, pur senza diventare esclusivamente razionale, ed accende bagliori emotivi, senza scivolare in una incontrollata affettività, anche se di vera affettività si tratta. Dimostra di possedere doti di mestiere e le capacità di servirsi delle gradazioni luminose in senso espressivo. Al colore talora timbricamente risentito, oppone un senso grafico delle composizioni che esige un severo controllo delle immagini e che implica un’attenta modulazione del fondo divenuto il vago e imprecisabile ambiente da cui scaturiscono i frutti di una fantasia sollecita alla scoperta. La sua proiezione nell’apparente caos di una diversa dimensione ideale è un facile riferimento alle nuove dimensioni cosmiche che l’umanità va oggi sperimentando. Rileva nelle sue composizioni grafiche un sicuro senso della geometria intesa come mezzo di indagine delle armoniche strutture dell’universo.

I turbamenti dell'occhio

I quadri di Chiminello sono rinvio alla ricerca di un codice segreto del movimento, per la messa in risalto della qualità esigibile dalla possibile indagine da condurre entro l’intervallo specifico tra elaborazione del progetto e resa definitiva del prodotto. Nella situazione evocata dall’artista, la verifica rimanda ad un universo totalmente incentrato sull’estetica del comportamento. Dove le strutture portanti ritmano in sequenza avvincenti suggestioni, frutto del rapporto tra campo e segno, tra positivo e negativo delle tracce emerse o affondate nella superficie. E proprio nell’intervallo tra istituzione ideale del modello e soluzione materiale che s’inserisce il colore a sottolineare il turbamento causato alla compattezza schematica nello stabilirsi degli equilibri. Chiminello favorisce dunque un “puro senso” che è nel rilevarsi della valenza istituita, mentre dal colore deriva la funzione del movimento modificatore dello spazio, segnale paragonabile alla luce penetrante nella fase statica di definizione degli elementi strutturali. Del pari risulta perifrasi nel piano del fissarsi dei simboli sullo schermo l’azione esercitata dall’operatore per giungere ad inediti approcci che scandaglino la visualità oggi ottenibile dal trattamento della macchina, filtro acquisito per verificare il sorgere e il ramificarsi del gesto in tutta la sua vitale efficacia. Né tale condotta appare sinonimo di vuoto o assoluto, ché nello spirito creativo è radicata un’elastica reattiva dinamica, che permette all’artista di gestire la norma geometrica in pieno accordo con personali gradimenti di fantasia compositiva, sì da trasformare l’istintiva variabilità degli “accidenti cromatici” in segnali emozionali.

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